Anche lui docente di lingue e letteratura spagnola del dipartimento di iberistica di Ca’ Foscari, insieme alle professoresse Bianchini, Mildonian, Paravati, Pittarello, Regazzoni e a Carlos Romero e tanti altri che lo conoscevano e gli volevano bene.
Nel mese di gennaio del 2011 mi è giunta da Patrizio Rigobon una mail in ricordo di Carmen Puig e con l’occasione mi ha anche scritto alcune righe in merito alla Fondazione dedicata ad Alvise.
La Fondazione continuerà
Gentile dott. Marotta,
le istituzioni le fanno le persone e sono certo che la Fondazione AlMa che lei ha voluto e che onora la memoria di suo figlio in modo, come direbbero in Spagna, “inmejorable”, continuerà.
Le questioni di cui si occupa segneranno ancor di più gli anni a venire, ragione per cui sono sempre più necessarie le risposte che la Fondazione AlMa ha saputo fornire fino adesso (e continuerà a dare).
La ricchezza interiore ed umana di Alvise
Avevo conosciuto Alvise per una specie di caso, mentre stava sostenendo con il prof. Romero l’ultimo (o il penultimo) esame di Lingua e Letteratura spagnola. Io ero ancora nell’università di Bologna ma quel giorno il prof. Romero mi aveva chiesto di aiutarlo per gli ultimi esami, (prima del suo anno sabbatico).
Ricordo Alvise come una persona timida, attenta e molto sensibile (forse più di quanto potessi immaginare stando dall’altra parte della cattedra). A volte si vedono gli studenti vis à vis soltanto durante l’esame, mentre s’ignora la ricchezza interiore ed umana di cui ognuno di essi, ed Alvise in particolare, è portatore.
Mi spiace tantissimo che sia mancato il tempo di conoscerlo meglio, anche se in altre occasioni l’avevo incontrato in dipartimento. Il tempo di potergli parlare. Ho letto l’articolo, da lui scritto, sull’handicap, che è la dimostrazione tangibile di ciò che dicevo. Una sensibilità che si coniuga con una utopia degna del miglior idealismo giovanile, col desiderio che le cose possano andare in modo diverso da come vanno. Una sollecitazione per tutti: “Ma siamo franchi… ci vuole una etica diversa”. Il nucleo portante dell’articolo mi sembra proprio questa necessità di cambiamento che noi adulti (o semplicemente più anziani) spesso non abbiamo più voglia di compiere.
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